C’è un assunto che dovremmo assumere sempre come premessa: l’elettore è tendenzialmente saggio.
Un assunto che ha una serie di vantaggi.
Ci salva dal rischio che le nostre analisi sbattano il muso contro la realtà.
Preserva e rende credibile il nostro dichiararci convinti democratici.
E ci evita infine di parlare dell’elettorato, a elezioni alterne, in termini di illuminati e critici osservatori del mondo e di rozzi analfabeti funzionali telecomandati.
L’elettore è saggio perché riconosce, tra le opzioni date, ciò che meglio garantisce un equilibrio tra la rassicurante continuità e il desiderio di cambiamento. Se il risultato non ci soddisfa è assai probabile che le criticità risiedano nelle proposte politiche in campo.
È il caso delle elezioni emiliano-romagnole. Cosa è realmente successo, al di là delle sciocchezze su Stalingrado e via cianciando?
Il Centrosinistra rappresentava la continuità, quasi l’eternità. A osservare le prime analisi dei flussi emergono immediatamente due dati.
Il primo: il centrosinistra vince grazie alle grandi città, ai grossi centri urbani. Più ci si sposta verso i territori interni, periferici, minori più il PD e i suoi alleati perdono terreno a favore della Lega e della Destra.
Il secondo: il centrosinistra vince recuperando 6 voti su 10 che erano finiti al M5S nelle ultime tornate elettorali. Se si aggiunge l’elemento di stratificazione sociale (classe media col PD, la fu classe operaia con la Lega) probabilmente il quadro risulta abbastanza completo.
Il M5S, pur nella terra che aveva regalato le prime migliori prove, affonda nella duplice aporia: non avere un quadro teorico di riferimento e aver ridotto la propria ragione sociale in provvedimenti simbolo a carattere nazionale.
La Lega e la Destra, pur avendo avuto una avanzata impensabile in una regione rossa, non ce la fanno. Perché sottovalutano il sistema di protezione, relazione, cooptazione costruito in 70 anni di egemonia. Che evidentemente, specialmente dentro o a ridosso dei capoluoghi, funziona ancora e anche per le classi subalterne.
Di più è ancora: Salvini ha vanificato l’individuazione di temi critici (sicurezza, servizi sociali) imprimendo una torsione estrema, mediatica, caricaturale. Dagli ex quartieri operai diventati ghetti off limits, tema verissimo, alle citofonate stile Le Iene è stato un attimo.
E così, da quel che pare sempre più un inquietante sistema di clientele e corruttele a danno delle famiglie al tormentone “Parlateci di Bibbiano“. Senza contare lo svantaggio di una candidata con visibilità nazionale ma quasi nessuna esperienza amministrativa e sul territorio.
L’elettore è saggio e ha inviato il proprio messaggio: ci teniamo il PD a governare perché tanto almeno lo conosciamo, la Lega (con Fratelli d’Italia) può festeggiare un incremento importante ma viene sconfitta, il M5S viene quasi cancellato.
L’elettore è saggio. E vota con la testa, col cuore, con la pancia e col portafogli.
Il centrosinistra festeggia da domenica come si trattasse di una vittoria, di una riscossa. In realtà a rigore si tratta di un successo di resistenza, di difesa. E non si sa quanto durerà e in che proporzioni.
Le due prime notizie che provengono dalla roccaforte sono piuttosto deprimenti. Bonaccini che ribadisce il proprio appoggio alla autonomia differenziata (ovvero al tema che persino nella Lega segna una frattura, per intensità e priorità, tra Salvini e i governatori del Nord): più leghista di alcuni leghisti.
E il nuovo idolo della sinistra rosata: Elly Schlein che ha guidato la lista Coraggiosa. Radicale manco per niente, un prodotto del PD, via occupy Pd e poi Civati. Però è donna, giovane e intelligente, dicono, e il 3.7% della sua lista (per dire: con la legge elettorale pugliese avrebbe zero eletti) è un successone.
Convinti loro, convinti tutti (io mica tanto).
Alessandro Porcelluzzi
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COME PRIMA … PIU’ DI PRIMA … (Piange al citofono) (Opera Di Gianfranco Domizi)
Hanno fatto beata la sardina,
però senza l’aureola è bastato il cerchietto,
come fai a negargli consulenze e lavoretto,
da adesso più nulla sarà come prima.
Il prode cavaliere Bonaccini
avverte l’alleato forse poco ossequioso,
“E’ ora che ubbidiate”, con piglio da mafioso,
stranisce l’alleanza ed imbarazza come prima.
Piange al citofono il povero Salvini,
prima funzionava!, e giù per strada aspetta,
perde Bibbiano, mannaggia che disdetta,
ma in fondo a chi frega?, sono solo bambini.
Siamo ritornati al secolo scorso,
chi vorrebbe il mojito s’accontenta dell’orzo,
la noia m’assale dalla sera alla mattina,
guardo la tivvù … leccaculi più di prIma.