Nel mondo dei giovani (ma non solo), la sessualità ha subìto, nel corso degli ultimi decenni, importanti mutamenti. I giovani sono diventati sessualmente sempre più fluidi, e se, inizialmente, questo fenomeno di trasformazione si è manifestato con la crescita di un orientamento bisessuale, nel tempo si sono aperti nuovi orizzonti, fino a giungere all’attuale definizione di pansessualità.
Lo scenario moderno riserva alle consuete etichette, con cui vengono abitualmente indicati gli orientamenti sessuali, un significato obsoleto: esse devono cedere il passo ad una definizione più aperta della sessualità, che ne abbracci la complessità, eliminando qualsiasi barriera o confine, così come richiesto dall’attuale tendenza del “gender fluid”.
Gli individui non nascono sempre con un set di genitali definito, il sesso viene spesso attribuito alla nascita, ma non sempre corrisponde al genere cui la persona si identifica e sente di appartenere. Questo perchè il gender non è un sistema binario, basato sulle caratteristiche biologiche dell’apparato riproduttivo, ma è un aspetto molto più complesso, costituito da un insieme di molti elementi, di cui non tutti derivanti da scelte o decisioni.
L’orientamento sessuale di una persona può prescindere dal suo sesso e dalla propria identità di genere; è eterosessuale chi si sente attratto dall’altro sesso, omosessuale chi si sente attratto da persone del suo stesso sesso, bisessuale chi prova attrazione per entrambi i sessi. La pansessualità ingloba e supera tutte le definizioni che si basano sul mero orientamento sessuale, per abbracciare l’essere umano nella sua completezza e complessità.
Il pansessuale (dall’aggettivo greco pan, “tutto”) oltrepassa i confini del sesso, abbatte la discriminante del genere, poiché è attratto dalle persone, indipendentemente dal loro sesso. Si tratta di un’attrazione verso la persona e l’energia che essa sprigiona, che focalizza l’interesse sulla sua totalità e unicità. La persona conta più del genere e definirsi eterosessuale, bisessuale o omosessuale diventa riduttivo. Le relazioni non sono più pensate in modo binario, si rompono gli schemi e si sperimentano tutte le sfumature possibili; il concetto stesso di categoria sessuale viene rifiutato perchè considerato limitante.
La sessualità diventa fluida e variabile al punto che l’identità sessuale subisce una sorta di smantellamento.
Per gli adolescenti può trattarsi di un percorso naturale: i ragazzi provano attrazione per entrambi i sessi e passano con disinvoltura dall’uno all’altro, essi sono in una fase di transizione, alla ricerca della propria identità, e il sesso rappresenta il terreno più fertile per sperimentarsi e andare alla scoperta di sé. Negli adolescenti e post adolescenti l’indeterminatezza sessuale è un dato di fatto, per cui non possiamo considerare questo fenomeno del tutto nuovo. La vera differenza sta nel fatto che le generazioni più giovani, oggi, sono molto più aperte, hanno meno tabù, e riescono ad esprimere in maniera più naturale e con meno vergogna pulsioni e desideri, e la svolta è rappresentata dal fatto che la società riesce ad accogliere le naturali incertezze sessuali degli adolescenti con un maggiore ascolto e una migliore comprensione.
In questo modo l’esplorazione dell’orientamento sessuale diventa un percorso più sereno, meno allarmistico, destinato, con molta probabilità, a condurre ad uno sviluppo più maturo e consapevole, a una definizione di gusti caratterizzata da maggiore chiarezza, proprio grazie alla possibilità di autosperimentarsi.
Si tratta, da un lato, di un fenomeno positivo, che facilita la comprensione di sé che aiuta a crescere con meno remore e dubbi, simbolo perfetto dell’estrema fluidità dei giovani di oggi. Ma questo onninclusivo modello pansessuale o pangender non è privo di insidie, poiché può essere rappresentativo di un processo dissolutivo della sessualità, che ben si inserisce nel clima etico-culturale schizofrenogeno in cui sono immerse le nuove generazioni.
Nunzia Manzo