- Il Kitsch è sfuggente, si nasconde ora in un souvenir ora in una finta Nike di Samotracia. E’ difficile intervistare qualcosa che se esiste, non sai dove si trova e cosa sia di preciso. Alla fine, in un Pulcinella che suona un pianino con la testa di Totò a protezione, lo trovo e lo fermo.- Tu sei Pulcinella e lo so, ma mi permetti di parlare con te di quello che rappresenti, ovvero il Kitsch?-Fai pure, se ti fa piacere parlare con un oggetto…
-Posso chiederti quando nasci?
– E’ difficile dire come e quando, ma già nel “39 in Germania, si cominciava a parlare di me. E’ comunque solo nel novecento che…
-Che si cominciava ad analizzare il cattivo gusto…
-Il cattivo gusto?
-Hai capito bene! Mi descrivi cosa sei? Un movimento, una corrente, un modo di essere…
-Dicono che mi trovano quando parole e concetti come arte- non arte; bello-brutto; reale –irreale –surreale si sono stravolte totalmente nei concetti e nei significati fino a diventare “altro”. Sarei quindi solitamente un qualcosa di brutto o come tu dici, di cattivo gusto, ma sono anche un insieme di vocaboli in antitesi tra loro che fedelmente riproducono qualifiche che mi appartengono: tenero, divertente, economico, tascabile, ironico, eppure anche pericoloso, irriverente, banale, sarcastico, feticista. E aggiungono anche che mi si trova in una produzione di cose dozzinali e di cattivo gusto che vanno dai mobili, soprammobili, abiti, alla oggettistica varia.
– Il Kitsch può essere tutto questo?
– E’ difficile da credersi, difficile da valutare, ma posso essere tutto questo.
Pensa che un giorno, mentre la compianta Gabriella Guglielmi, ricercatrice e poi docente all’Università di Salerno, camminava per i vicoli di Salerno insieme a Gillo Dorfles, autore di un’ Antologia del cattivo gusto, facendogli da guida, si vergognò di trovare sul suo cammino un cumulo di oggetti esposti da un robivecchi. Il professore, invece, le profetizzò che tutto quel ciarpame (parole sue) sarebbe diventato arte popolare. Ed è poi successo! Sono stati scritti libri su di me e sono entrato a far parte di importanti mostre dalla porta principale.
-Come è stato possibile questo cambio di valutazione?
-Perché il Kitsch è soggetto al gusto, alla morale che di per sé cambiano, e lo dimostra anche la diversa interpretazione che la legge fa sull’argomento.
-Certamente però ci sarà qualcosa che ti connota in maniera precisa.
– E’ la ripetizione in serie di oggetti nati per essere un’opera unica. E’ tutto ciò che non rispetta la verità (dicono!): L’album di parati che imitano le piastrelle in ceramica, l’agenda e i calendari con le riproduzioni di quadri, le monete con le riproduzioni di busti o monumenti, Il quadro di Monet sulla cassetta porta liquori. Il cioccolato che viene messo in contrapposizione con gli autoritratti di Van Gogh. Il vero cioccolato confrontato con il falso Van Gogh, che invece di un orecchio tagliato, ha un braccio ingessato.
-Non credi che corri Il rischio che operazioni del genere, pur ottenendo attenzione, sorriso, curiosità, ti facciano diventare volgare?
-Volgare addirittura?
-Hai capito benissimo! Puoi diveltarlo quando il mondo consumistico della pubblicità se ne appropria riproducendola, rielaborandola, rifacendosi a tutte le correnti, a tutti gli Ismi, attingendo a piene mani da tutte le avanguardie, una soprattutto, il surrealismo, da cui ha imparato lo spaesamento, la decontestualizzazione, il multiplo, e riscoprendo capolavori assoluti trasformandoli nella ricerca di un’idea nuova, sempre diversa, in qualcosa che rasenta il lecito.
Può essere un valido esempio di questo, la pubblicità di un sanitario su cui pende l’uovo che Piero della Francesca faceva scendere sul capo della Vergine nella “Madonna col bambino” .
– D’accordo, potresti in questo caso come in altri avere ragione, ma prendiamo ad esempio la Torre di Pisa, trasformata in un oggetto –souvenir, che diventa un ricordo e il ricordo appartiene all’uomo e l’uomo senza memorie è un uomo senza storia. Non è più un uomo.
-Ma c’è bisogno di scomodare un monumento, rimpicciolirlo, travisarne il materiale oppure fotografarlo per ricordare a se stessi o agli altri di essere stati in un determinato luogo? La domanda è una, ed è chiaro che le tue risposte potrebbero essere tante.
-Che io sia pericoloso poi…
-Tutti i simulacri sono Kitsch. Dalle coroncine del Rosario ai vari santini. San Padre Pio prende a calci le bancarelle che li vendono.
-Qua stai esagerando! Immagina cosa sarebbe il mondo della fede, senza questi simboli. Un conto è il feticismo, un conto, un piccolo punto fermo al quale rivolgersi con la preghiera, ma torniamo all’accusa di volgarità. Ti posso rispondere che Volgare vuol dire del popolo, della gente, e allora? Ben vengano anche le riproduzioni d’arte che entrano nelle case magari sotto forma di calendari. Il Kitsch dicono che è l’inganno, il falso, il vendere per oro ciò che oro non è, ma chi compra la riproduzione di un’opera d’arte, sa che è una riproduzione, dimostrando così amore e interesse per l’arte stessa mentre fa i conti con la sua tasca.
-Ma quando l’opera d’arte perde la sua connotazione estetica per diventare solo messaggio pubblicitario spesso provocatorio al solo scopo di rimanere nella memoria, non come ricordo di un momento, bensì come stimolo all’acquisto?
Pulcinella tace.
-Il problema semmai, è che l’originale, sembra non avere più valore in una realtà in cui la copia risulta, spesso, essere più famosa o popolare dell’originale stesso, che viene così usurpato del primato dell’esistenza per diventare Kitsch. Mi spiego meglio: molti, forse non lo sai, conoscono la riproduzione magari sbagliata, con una immagine corrotta dalla pubblicità e non conoscono l’opera originale.
Pulcinella tace ancora.
-Cosa è allora il Kitsch?
Pulcinella si è chiuso nel silenzio.
-Te lo dico io cosa è, e non ce l’ho con te che mi sei simpatico e mi fai allegria. E’ tutto ciò che, opera d’arte monumento o semplicemente un bell’oggetto, viene trattato con poco rispetto, ne viene stravolto l’uso, mentre se persona, invece, viene letta, guardata, consumata, scavata con il gossip.
-Pulcinella tenta un’ultima difesa:
-Tu però, guarda a Guido Gozzano che nella poesia “L’amica di nonna Speranza” racconta i bei tempi andati con le” buone cose di pessimo gusto”. In cui si mescolano dolcezza e nostalgia. Senza Kitsch la vita sarebbe vuota, all’improvviso senza ricordi, perché Kitsch sono anche le foto (dicono, ) senza nulla che faccia da scacciapensieri con una piccola cosa ironica o divertente. E non è forse divertente l’album delle calamite sui frigoriferi che ricordano ai viaggiatori le tappe delle loro passeggiate, o dei loro viaggi? E….
-Non aggiungere altro. Forse, hai ragione tu. Ti guarderò con altri occhi …
Nadia Farina