Gulala Salih, nasce a Kirkuk nel Kurdistan Iracheno il 5 giugno 1969, in una famiglia progressista, nota per l’attività politica e sociale del padre. All’età di 11 anni subisce la prigionia, e poi l’esodo. Dal 1999 vive a Salzano, in provincia di Venezia. Rappresentante per il Kurdistan Save the Children Italia, è inoltre volontaria e socia dell’Associazione C.I.S.M. (Coordinamento Immigrati del Sud del Mondo), di Spinea.
Ho avuto il dono di incontrare e conoscere Gulala per il progetto di interviste e teatro-canzone “Ritratti di Donne”, e ho ritenuto importante che la sua storia di grande coraggio potesse essere ulteriormente conosciuta anche attraverso il libro omonimo, in cui, proprio Gulala stessa si racconta.
In questi giorni terribili per la sua terra e il suo popolo, ci siamo sentite telefonicamente, e mi ha mandato questa lettera che divulgo con tutto il cuore.
Marzia Schenetti
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Giù le mani da Rojava
Un’altra volta siamo sul giornale e sui media, un’altra volta si parla di noi curdi e ancora un’altra volta siamo vittime di un gioco insabbiato, l’accordo tra Donald Trump ed il sultano Erdogan.
Non c’è tregua, è una terra senza pace, da poco tempo è finita un’altra guerra sempre sul territorio curdo e sempre i curdi sono stati vittime e hanno pagato il prezzo più alto. Il popolo curdo, donne e uomini, ha combattuto in prima linea per sconfiggere l’Isis, difendendo anche l’Occidente e l’intera umanità, perché l’Isis non costituiva un pericolo solo per noi curdi, era un pericolo per l’intero pianeta.
Quando l’Occidente ha visto che la guerra contro l’Isis era vinta, era finita anche l’utilità dei curdi. I curdi non servono più. I curdi sono un popolo disposable, usa e getta.
Può mai essere che i curdi cambino strategia e diventino un pericolo per l’interesse americano ed occidentale, tanto da essere considerati una potenza nemica?!
Da qualche anno i curdi di Rojava hanno potuto avere un po’ di pace a seguito dell’autonomia dal governo dittatoriale siriano. Ciò è avvenuto contro la volontà della Turchia, che ha sempre cercato di ostacolare tale processo di autonomia con qualsiasi mezzo e pretesto, appoggiando il Fronte al-Nusra, formalmente affiliato ad al-Qāʿida, attaccando il partito Pkk ed accusando i suoi aderenti di terrorismo, e tutto questo nel silenzio internazionale.
Dopo la guerra contro l’Isis noi curdi siamo stati dimenticati nuovamente da tutti, siamo stati abbandonati. Accadde anche nel 2017, alla vigilia del referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno, quando ci fu una chiusura quasi totale da parte dell’Occidente e degli Stati Uniti. Si temeva che l’indipendenza del Kurdistan iracheno potesse innescare nuovi conflitti, creando instabilità nel Medio Oriente. In realtà, l’indipendenza dei curdi era osteggiata dalla Turchia, membro NATO e importante alleato degli americani in Medio Oriente.
Ora l’obiettivo della Turchia è distruggere la democrazia della Regione Autonoma di Rojava che è una piattaforma politico – sociale nella quale vige l’uguaglianza di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, l’uguaglianza dell’uomo e della donna, sono tutelati i diritti dei bambini, il diritto alla libertà della persona ed è garantita la sicurezza dell’ambiente, come stabilito dalle convenzioni internazionali a cui si richiama. Insomma, una democrazia e una costituzione senza uno Stato, è questa autonomia e questa democrazia in questo angolo del Kurdistan che preoccupa la Turchia nemica dei curdi!
La Turchia dichiara di essere intenzionata a creare un cuscinetto di sicurezza ed a riportare i profughi siriani in Siria. Ma i profughi vanno rimpatriati secondo un progetto operativo ed un piano politico, nel rispetto dei diritti e della sicurezza, e non con i bombardamenti e un’invasione armata, minacciando l’Europa di aprire i confini agli immigrati. L’Europa non può accettare il ricatto e la minaccia dei turchi, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio Conte.
I quindici miliardi di euro che l’Unione europea ha erogato alla Turchia dal 2002 ad oggi, dove e come sono stati spesi per i profughi? Sono ben note la situazione e la condizione di vita dei profughi in Turchia, così come sono note le 162 inchieste per frode su detti fondi.
Da un giorno all’altro la Turchia decide di riportare a casa i profughi siriani, dopo che ha avuto il semaforo verde dagli Stati Uniti, sostenendo che i miliardi di euro ricevuti dall’Europa non basterebbero, e che l’Europa non avrebbe mantenuto fede all’Accordo sui migranti tra Unione europea e Turchia del 2016, come afferma l’Ambasciatore turco a Roma.
La Turchia con questa “safe zone” intende assoggettare la sicurezza dei cittadini alla propria potenza, alla propria dittatura e alla pulizia etnica della popolazione di etnia curda.
L’Occidente e l’Europa non possono dimenticare i martiri ed il sangue versato dei giovani curdi per salvare i giovani ed i bambini dell’Occidente e tenere la guerra contro l’Isis lontana dalle loro case. Non possono dimenticare che la Turchia tollerava nei propri territori campi di addestramento di jihadisti ed ospitava cellule dell’Isis. L’Europa non deve accettare più quello che stanno subendo i curdi ormai da un secolo.
Ma i curdi “non ci aiutarono durante la seconda guerra mondiale, non ci aiutarono in Normandia, ad esempio”, ha dichiarato Donald Trump.
Non dimentichiamo che il popolo curdo è stato colpito duramente alla fine della Prima guerra mondiale, quando ha subito la spartizione a tavolino della propria Nazione, sulla base dell’Accordo segreto Sykes-Picot del 1916, ufficialmente Accordo sull’Asia Minore, e dei successivi Trattati di Sévres del 1920 e di Losanna del 1923. Ora non è possibile accettare un’altra invasione ed avere paura delle minacce di Erdogan di aprire i confini e mandare i profughi in Europa.
Abbiamo sentito fin da subito, da parte dei governi dell’Europa e delle Nazioni Unite, la condanna dell’attacco turco e della sua invasione ma, speriamo, che non siano anche questa volta solo belle parole pronunciate davanti a giornali e media. Auspichiamo che vengano messi da parte interessi politici ed economici, imponendo sanzioni dure ed immediate alla Turchia. Magari la paura dell’Occidente che rinasca l’Isis, i cui militanti saranno liberati dai carceri curdi, farà sì che i governi prendano sul serio la situazione dei curdi invasi dai turchi.
Noi curdi residenti in Italia e anche cittadini italo – curdi, donne, uomini e bambini, chiediamo al nostro governo italiano di intervenire seriamente al fine di bloccare questa invasione e questo genocidio da parte del governo turco contro i curdi di Rojava.
In questa guerra, come in tutte le guerre del mondo, sempre, chi ci rimette di più, sono gli innocenti ed i disarmati, i bambini.
Da quando sono in Italia, nel mio paese adottivo, ho cercato sempre di impegnarmi per ottenere pace e libertà, nella speranza che né i miei bambini né alcun altro bambino viva e soffra quello che abbiamo sofferto e patito noi nella nostra infanzia. Come disse la poetessa americana Eve Merriam: “Io sogno di dare alla luce un bambino che chieda: “Mamma, che cosa era la guerra?”
Può essere questo l’impegno di tutti? Deve essere il nostro impegno quello di proteggere i futuri protagonisti della nostra società, ovunque siano i bambini, affinché possano studiare, giocare, divertirsi ed essere protetti in un mondo dove la pace sia sovrana.
Stop all’invasione, giù le mani dai bambini e giù le mani da Rojava!
Gulala Salih
Rappresentante in Italia per
Kurdistan Save the Children