Giungere primi.
In uno sport, in un concorso, nella vita.
Trionfare, guardarsi indietro e vedere gli sconfitti.
Ancora meglio: guardarli dall’alto verso il basso.
Una soddisfazione enorme, enorme perché difficile da raggiungere.
E quel dolce gongolare…
Perché vogliamo arrivare primi?
Di cosa ci ha privato la vita per costringerci a rincorrere l’agognato traguardo?
Ogni giorno dovrebbe essere una piccola grande vittoria perché possiamo andare a letto consapevoli d’aver fatto il nostro dovere e attendere l’alba successiva per viverla a testa alta.
E invece no…
Prendiamo i social, per esempio: molti scrittori esordienti pubblicano screenshots del loro romanzo in classifica.
Anzi, a volte anche più di uno.
A questo punto mi pongo una domanda: quanti libri BISOGNA pubblicare in un anno?
Io ho sempre pensato uno solo, così come una band pubblica un disco all’anno, al massimo due se lo affianca a un best of.
Ma tre, quattro, cinque o addirittura più libri in un anno?
Che senso ha?
Si crea un ingorgo di dimensioni bibliche che nemmeno al casello di Melegnano il 15 agosto…
E in quel marasma è difficile trovare ciò che vale davvero…
Capisco la vena creativa, il proliferare di opere e quant’altro, ma qui si rischia di esagerare.
A volte scorgo le trame di questi libri e… non so, mi sembra sempre la stessa cosa, solo ambientato in luoghi e tempi differenti.
Capisco che chi ama il genere o l’autore/autrice non si lamenterà, così come io non mi lamenterei se i Pink Floyd pubblicassero un disco a settimana, però…
La qualità e la quantità non sono mai andate a braccetto e mi sembra che stiamo aiutando la seconda a vincere sulla prima, e questo non è un bene…
Pochi momenti d’oro valgono più di innumerevoli momenti di piombo, non credete?
Ai posteri, e ai lettori, l’ardua sentenza…
Roberto Baldini