Leggerezza: l’esser leggero.
Nella vita bisogna essere leggeri.
La leggerezza ci fa andare avanti, ci fa riflettere, ci dona speranza.
Quando ci sentiamo leggeri ci sentiamo meglio.
La leggerezza è quella cosa che, a volte, ci fa decidere di leggere una storia che non passerà gli annali ma che ci donerà sensazioni piacevoli.
O magari guardare un film che ci farà ridere senza pensare al mondo grigio che ci circonda.
Attenzione, però: la leggerezza ha una nemesi terribile, che spesso vince facile.
Di chi parlo? Della superficialità.
Confondere lo svago con qualcosa che, in realtà, è molto peggio.
Intendiamoci, è lecito rilassarsi e fare una pausa, di tanto in tanto.
Non dico che bisogna leggere Kant e guardare Truffaut ogni giorno, però…
C’è un però, una linea di confine. Sottile ma c’è.
E, di questi tempi, si sta ampiamente oltrepassando.
Forse sarà colpa el caldo, magari delle zanzare, però davvero non capisco come facciano due ragazze che, con rispetto parlando, non hanno la cultura di Bukowski o di Zeffirelli, a esser presenti nelle classifiche dei libri e dei film.
Ovviamente mi riferisco alla De Lellis e alla Ferragni, due figure che riflettono (purtroppo) la società moderna.
Ok il relax, ma qui si rischia di mandare in prepensionamento anticipato la nostra mente.
Scherzi a parte, perché questo trionfo?
Cosa ci spinge a preferire la quantità alla qualità?
Perché ci siamo arresi?
Perché spettegolare fa tendenza e parlare di poesia è da sfigati?
Quand’è successo che un calciatore ha preso il posto di Jim Morrison e una velina ha spodestato Anaïs Nin?
Forse eravamo un poco stanchi e la stanchezza, si sa, gioca brutti scherzi.
Però ora ci siamo riposati, giusto?
O la stanchezza la fa ancora da padrona?
Roberto Baldini