Gio. Nov 21st, 2024

Oggi l’Alfabeto di Polis affronta la “Q” di “Quaquaraquà”, elemento ben noto dell’antropologia di Leonardo Sciascia, che, per bocca del padrino mafioso Mariano, suddivide gli uomini in “Uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà” (“Il giorno della civetta”, Einaudi, 1961).

La parola, derivante dal verso delle anatre, si è in seguito svincolata dalla descrizione di ambienti mafiosi (entro cui il “quaquaraquà” è sostanzialmente un delatore), ed è stata largamente usata dai giornali, per poi diventare d’uso comune, e designare più latamente i portatori di chiacchiera sistematica e irrisolvente.

Rimane comunque a mio parere una sfumatura di arroganza verso gli altri, accompagnata da servilismo verso i “propri”.

 Userò la parola “quaquaraquà” per descrivere i nessi fra Politica e Social.

La via maestra, in questi casi, sarebbe quella di analizzare un fatto (per esempio la nascita del governo “giallo-rosso”), ed esaminare la maniera in cui viene trattato dai Social. Farò l’inverso: descriverò come funzioni la “normale” vita da Social (le virgolette sono d’obbligo, giacché una patologia non diventa “normale” se si amplifica la sua diffusione), per inscrivere i fatti politici dentro di essa.

Chi ha la mia età ben conosce il processo che ha sottratto la Politica ai luoghi “dedicati” (Sezioni, Elezioni, apposite pagine dei Giornali) per portarla inizialmente nei talk-show “di lotta, di piazza e di massa” (Santoro e co.) e nella sondaggistica …

… che, del resto, sono reciprocamente legati: non esiste talk-show che si rispetti, senza il/la suo/a sondaggista di riferimento.

A questa trasformazione, l’avvento dei Social sembrerebbe aggiungere poi la possibilità di ulteriori malizie da parte dei Politici (che li cavalcano in modo spregiudicato), unita ad una più accesa trivialità da parte della Gente Comune (che non perde occasione di litigare ed “odiare”, rompendo addirittura amicizie storiche “reali”, a causa della diversità di opinioni).

Ma a mio parere la “continuità” dei Social con i talk-show e con la mania dei sondaggi è sopravvalutata.

Parlare di politica servirebbe a confrontare le reciproche opinioni, per “spostarle”, affinché il proprio Partito o schieramento si rafforzi, e possa vincere.

Ma nei Social ciò che si desidera prioritariamente è invece “dichiarare se stessi”, con modalità che non sono quasi mai reperibili al bar, in pizzeria o alle Poste …

… perché è vero che anche in passato si fingeva di analizzare la situazione, con l’obiettivo recondito di “dichiararsi” finalmente in modo stentoreo: ciò nella convinzione che la Sinistra (o la Destra) sia ovviamente e incomparabilmente migliore della Destra (o della Sinistra).

Tuttavia, un nesso con l’opinione pubblica, ed il desiderio di un cambiamento (dell’altro!), venivano nondimeno preservati.

Oggi (nei Social) NO. Ognuno afferma se stesso. E basta! Si vuole principalmente essere riconosciuti come persone sagge, e/o retoricamente astute e vincenti.

Insomma, come dei competenti.

Mediante i Social, quindi, non si “vende” opinione, ma tutt’altro: una “verbosità” autoreferenziale e autogratificatoria, che ci rende un po’ tutti, per l’appunto, dei “quaquaraquà”, a dispetto delle competenze analitiche eventualmente esibite.

(Nella recente crisi di Governo siamo tutti diventati “opinionisti”! .)

Sapremo mai se quel piatto doviziosamente fotografato con lo Smartphone era veramente così buono?

No. Perché non è importante.

Gli “amici” capiranno invece che siamo propensi ad andare fuori casa, sappiamo scegliere il locale, amiamo il cibo ed apprezziamo i piatti della tradizione, o dell’innovazione, culinaria.

Siamo gente che sa vivere, e gli altri lo sapranno.

Non importa a tal fine che il cibo sia buono o meno, abbondante o meno, costoso o meno.

Importa che rinforzi l’immagine di noi stessi, con l’esibizione in sé, con i like ricevuti, con gli emoticon scambiati.

Andrà bene anche il panino con la porchetta, perché, al contrario che nel tempo della motorizzazione e del consumo di massa, non è neanche vero che l’auto di lusso batta necessariamente l’utilitaria.

Oggi il prodotto non è né l’una, né l’altra, né il caviale, le cozze o la porchetta. Il prodotto sono IO: ipertrofico e tendenzialmente falso (chi io sia, e cosa abbia fatto e provato veramente nelle occasioni descritte sono ovviamente in pochi a saperlo).

Per dirla marxianamente, il “valore di scambio” (dire chi io sia, sapere eventualmente chi siano gli altri, scambiarci like ed emoticon) ha completamente assorbito il “valore d’uso” (confrontarci, e, nel caso della Politica, discutere affinché uno dei due cambi opinione). Tutto ciò ha c’entra poco con la Politica, e richiama, seppure con più presunzione, la dinamica del tifo calcistico: io sono della Roma, quindi … Lazio merda!

(Non è un caso che altri micidiali “quaquaraquà” si trovino nelle tivvù, a parlare di calcio. Ma non in quelle nazionali. In quelle private, dove i tifosi intervengono con modalità similari a quelle dei Social.)

La Politica e il Governo del Paese si basano comunque sui fatti: PIL, occupazione, spread, criminalità, scandali, immigrazione, violenza di genere, morti sul lavoro, scuola, istruzione, ricerca, sport. E l’interpretazione, per quanto fantasiosa, non può prescindere da essi.

Per la gente commune (per noi tutti quando ci ricordiamo di fare la gente commune, e non i forsennati dei Social), esistono questioni magari complesse da risolvere, e tuttavia di semplice descrizione: il nuovo Governo opererà bene?, farà i miei interessi?, durerà?.

Lo anticipo da ora: per quanto non ne sia affatto estimatore, il Governo “giallo-rosso” beneficerà di una situazione economicamente e socialmente molto più gestibile del Governo precedente (“giallo-verde”).

Per quattro motivi fondamentali.

  1. ESTENUAZIONE: la crisi e le sue modalità sono state così “onnipresenti”, tanto da aver agitato il periodo “politicamente morto” per antonomasia, ovvero il mese di Agosto.
  2. MOTIVAZIONE: il M5S, il PD (e LeU) non vengono da un recente passato “brillante”, quindi faranno di tutto per farlo dimenticare, dando il meglio di sé.
  3. EUROPEISMO: la collaborazione con l’Europa è obiettivamente più efficace del conflitto (ciò non vuol dire, ovviamente, che sia sempre e comunque la cosa giusta da fare).
  4. MERCATI: gli investitori desiderano situazioni politiche calme e prevedibili, e le riproducono a loro volta a spirale, sotto forma di indici di Borsa e Spread. Di tutto ciò, nonché di varie ed eventuali (non dimentichiamo la spade di Damocle di Bibbiano), si parlerà nel numero del 1 Ottobre.Sui Social siamo e saremo inevitabilmente dei “quaquaraquà”!   Quando descrivo questa situazione di “calma accettabile”, per quanto inevitabilmente provvisoria, faccio riferimento alla Politica “vera”: quella parlamentare, partitica, giornalistica.

Gianfranco Domizi

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