Sessantacinque anni come cappellano nell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona a Salerno – Più di trenta pubblicazioni, fanno di padre Candido Gallo, un cappuccino fuori di ogni canone, lui che di regola seppure francescana, ha vissuto. Ha camminato “Per le vie dell’ospedale” talmente tanto, che ha pensato di scrivere un libro sulla varia umanità che vi ha incontrato.
Ha raccontato aneddotti, scritto lettere e preghiere per ciascuna tipologia umana.
Nella sua vita giudizio e pregiudizio non hanno mai trovato casa e con una lucida e concreta visione delle cose del mondo, non scevra di sano umorismo, il tutto impregnato di grande spiritualità. Inoltre, non si è mai nascosto dietro il dito per raccontare vizi e virtù, santi e peccatori.
Ha portato il suo occhio attento e curioso su città, cose e persone e, adesso, al finire dei suoi 94 anni, chiede che un argomento spinoso, con grande preveggenza trattato da lui già nel 1989, venga riportato alla luce.
Ed è per questo che ho estrapolato dal suo libro “Per le vie dell’ospedale” questa – MADONNA DEI DIVERSI – che non è una preghiera, ma è anche, una preghiera, questo pensare accorato, interpretato con coraggio da lui, padre Candido, frate cappuccino, che sente nella diversità, solo una condizione legata al corpo ma lontana dalla integrità dell’anima. Quasi un divertimento della natura che gioca alle volte con i sentimenti, con i valori, con la morale, senza togliere però, freschezza e candore spirituale.
Qui di seguito un passaggio estrapolato dal Volume “Per le vie dell’ospedale” la lettera si intitola: –Madonna Dei Diversi– di Padre Candido Gallo
Madonna, non ti offendere se ti dico che mi piace pensarti come me, ma vorrei essere come te: Madonna, io son diversa e te lo voglio dire. Ognuno si prefigura una madonna sua, perchè ogni uomo, ogni ragazza ha bisogno d’una madonna, e se non esiste se la vuol creare.
A me piace pensarti, almeno certe volte, come sono io, soltanto perchè a questo modo tu mi puoi capire; gli altri non sanno e non possono capire.
Mi rivolgo a te Madonna dei diversi, perchè sei… diversa dagli altri che mi guardano con sospetto solo perchè sono diversa da loro, non mi accolgono, ed io li sfuggo, ed esse mi sfuggono. E resto sola.
Eppure Madonna, a modo mio, mi sento pulita dentro, e, semmai, ho i peccati che tutti fanno. Amo la vita, non forse, tanto, la mia; son solidale con i deboli e i minori, e vorrei tutti gli uomini felici.
E allora? Tu mi dirai.
Ebbene, a me non è dato amare: tutti amano, io no.
Non ti sarà difficile capire: vivo in un corpo che non mi appartiene; l’equivoco mi uccide: la mancanza di un’identità.
Quante delusioni, quante sconfitte! Con queste nell’anima, vinta da infinita angoscia, ritorno a casa mia, tutti i giorni, a piangere sul seno di mia madre, ignara, che ha sempre accolto il mio cuore smarrito, perchè non mi ha capito. E resto sola a crogiolarmi dentro, e passo interi giorni a perdere lo sguardo su un orizzonte che non vedo ma che ho sempre cercato.
Madonna, mi faccio tanta pena da sbattere la testa contro il muro per tirarne fuori le ragioni che il cuore non vuole accettare. Dimmi perchè debbo portare questo sacco dei miei desideri, dei miei sogni, delle mie aspirazioni, questo desiderio di gioia – cui ho diritto anch’io – in queste carni che sono stanche ormai di essere punite. Che colpa ho io di questo mio essere diversa?
Ti voglio raccontare del mio amore per una compagna che ha spaccato il mio cuore per risiederci, ma con semplicità che è solo di lei, con quell’azzurro che solo un cielo dopo la pioggia può donare, perchè pulito, chiaro trasparente, siccome lei è diversa da me che son… diversa. Al mio bussare ella non risponde, mi dona solo qualche cosa, mi dà tanto, perchè sa di me, ma non oltre quella soglia, sulla quale si stempra, dolorosamente le mia brama.
E vado accumulando delusioni su delusioni, sconfitte su sconfitte, mentre mi dicono che pure la vittoria è una sconfitta per me che son diversa. E resto ancora nell’equivoco d’una natura diversa; nè io stessa riesco a darmene una ragione: io son così e basta:
E ritorno a casa mia, ogni sera, sola con me stessa, a piangere sul “mio essere imperfetta in mezzo a tante imperfezioni”
Sono tanto rare le persone che hanno per me, per quelli come me, amore e comprensione. E come è dolce piangere sulla loro veste che è come il tuo manto, o Madonna dei diversi. Grazie per loro.
Eppure Madonna, io non son lebbrosa; non credo sia vizio il mio: cerco la gioia come tutti fanno. Chi osa condannarmi? Chi ha diritto a rinchiudermi in un carcere, io che sono prigioniera di me stessa? Che colpa ho io se mi ritrovo in un involucro sbagliato?
Accetterò la mia diversità, e non turberò la vita degli altri; non ne ho il diritto, anche se ho diritto ad una vita mia. E mendicherò per le vie della vita un pò d’amore. Colmerò con tante altre gioie il vuoto immenso sul cui ciglio si sfoglia la mia esistenza. Nè mi vedrai per strada!…
Madonna dei diversi, ascoltami ancora; è maggio: contieni il mio cuore entro queste carni e fa che si sposino fra loro. Io andrò per la mia strada e tu mi seguirai. Ma se un giorno dovessi scivolare, prendimi in braccio: riportami a casa da mia madre.
Salerno- maggio 1989
Nadia Farina
(Per chi volesse notizie specifiche di Padre Candido o intendesse contattarlo, puo scrivere alla seguente mail nadiafarina@hotmail.it)