Esprimere: manifestare, rappresentare, significare
Esprimersi.
Tutti noi abbiamo il nostro modo, per farlo.
Magari più di uno, però ne scegliamo uno in particolare, quello che sentiamo rappresentarci di più, quello che, a nostro giudizio, ci eleva in tutta la nostra magnificenza.
Qualcuno ama ballare: avete mai visto uno spettacolo di Roberto Bolle? Da pelle d’oca…
Chi usa le parole cantate per esprimere le proprie idee, il proprio stato d’animo… qualcuno ha detto De André?
Le parole, accompagnate da gesti, possono dire tanto, possono dire tutto. E un attore sa come usare il corpo e la voce, sul palcoscenico o davanti a un occhio luminoso che ne registra la performance.
Poi c’è la scrittura…
Che si tratti di romanzi, poesie, canzoni o saggi… la scrittura è dentro noi, che ci piaccia o no.
Un’amica silente che, a un certo punto, esce allo scoperto e ci abbraccia dolcemente. O forse ci azzanna prepotentemente?
Comunque l’impulso è partito, il cervello ha detto la sua e ora il nostro unico pensiero è riversare su carta le parole che si agitano vorticosamente nella nostra testa.
Perché così tanti scelgono di esprimersi attraverso la scrittura?
Perché non con un disegno, un qualcosa fatto con le nostre mani, magari con un pezzo di legno, un po’ di stoffa e della porporina, novelli McGyver del ventunesimo secolo.
Perché scegliamo le parole?
Forse non siamo bravi a disegnare, a cantare, a unire oggetti all’apparenza differenti per crearne solo uno, geniale?
O c’è qualcosa di più?
Forse per troppi anni l’uomo non ha usato la voce per comunicare e vuole recuperare il tempo perduto?
“For million of years mankind lived just like the animals.”
Scherzi a parte, la molla che ci spinge a scrivere è nascosta e proprio davanti a noi al tempo stesso, una forza che conosciamo bene ma che, al tempo stesso, ci emoziona sempre.
Un qualcosa di nuovo che si mescola alla tradizione, un’emozione unica per ognuno di noi, mentre scriviamo.
E, magari, anche per chi leggerà.
Roberto Baldini