“Il motore è il cuore di metallo dal tono potente e costante al quale prestare orecchio attentissimo alla sestupla consonanza che va musicalmente riaccordato per riudire il lavoro dei cilindri ridivenuto unisono, il palpito energico ed esatto”
E ancora:
“Il rumore del motore è musica e respiro; il motore romba, ansa, diviene fragore umano, quando è sforzato all’assalto dell’erta e quando gravemente s’ammala, s’incidenta, non pulsa più.”
Queste frasi sono tratte dal “Forse che sì forse che no” del D’Annunzio, a testimoniare il notevole interesse del Vate per l’automobile e non solo, infatti egli nutriva una grande ammirazione per i tanti aspetti delle innovazioni della meccanica e della tecnologia.
Per il D’Annunzio, a differenza dei Futuristi che ne esaltavano la forza virile, il motore è come una musica dalla forma gentile : “ Ecco che la musica viene a me in forma di gentil donna, senza contrariare la monofonia dei miei motori”
Così si esprime in “Compagno dagli occhi senza cigli” dove scrive anche che il motore deve essere ascoltato perché ha il suono misterioso di una viola.
Vi chiederete perché io abbia aperto questo mio nuovo articolo con le parole del D’Annunzio, ed ecco spiegato l’arcano: da pochi giorni si è conclusa la trentasettesima edizione della Mille Miglia, la corsa più bella del mondo, (come veniva definita da Enzo Ferrari) disputata dal 1927 al 1957 in 24 edizioni e che dal 1977 rivive come gara di regolarità per auto storiche.
Anche quest’anno, mercoledì 15 maggio, la corsa è partita da Brescia per percorrere 1600 Km equivalenti a 1000 miglia. Protagoniste 430 vetture d’eccezione, testimonianza della storia del design e dell’automobile.
Si è conclusa sabato 18 con la vittoria di Giovanni Moceri e Daniele Bonetti del team Alfa Romeo, al volante di una Alfa Romeo 6C 1500ss del 1928, di proprietà del Museo Alfa Romeo di Arese.
Ci sono voluti due giorni per attraversare mezzo stivale fino a Roma e due per risalirlo, attraversando città d’Arte e paesaggi naturalistici di rara bellezza, col rombo assordante dei motori che ci riportano indietro nel tempo, agli esordi della corsa. Corsa iniziata nel 1928 ma diventata leggenda nella sua terza edizione, quella del 1930 ,quando il connubio Mille Miglia, Alfa Romeo, Nuvolari la fece diventare la corsa più bella del mondo. La prima Mille Miglia di Tazio Nuvolari con l’Alfa 6C 1750 GS fece impazzire l’Italia e il Nuvolari fu il primo pilota a percorrere i 1600 Km del tracciato a 100Km/h di media.
La corsa è ancora ricordata per un simpatico aneddoto: Nuvolari avrebbe raggiunto il suo grande rivale Varzi, partito dieci minuti prima di lui, guidando negli ultimi chilometri a fari spenti. A spegnerli sarebbe stato il suo coèquipier Giovan Battista Guidotti. L’episodio, in verità di dubbia verità, non fu mai smentito dallo stesso pilota, consapevole che avrebbe comunque accresciuto la sua immagine.
Tornando al D’Annunzio e al suo amore per i motori, non poteva certo mancare un suo incontro con Nuvolari, avvenuto il 28 aprile del 1932 nella piazzetta adiacente la “Prioria”, residenza del Poeta a Gardone Riviera.
Il loro incontro durò sette ore. Alla fine, dopo la colazione servita nel “Cenacolo”, il Poeta gli donò una tartarughina d’oro, accompagnata dalle parole: “ All’uomo più veloce del mondo, l’animale più lento”
Il D’Annunzio diede al Tazio anche una sua foto con dedica, a conferma della sua stima e soprattutto della sua grande passione per i motori:
Il 1933 poi fu un anno magico per il Nuvolari che bissò la vittoria del ’30 , alla guida di un’Alfa 8C Zagato 2300, stavolta con l’amico Decimo Compagnoni passato alla storia come “il leggendario meccanico di Nuvolari”. Fu una gara velocissima e il pilota mantovano a Bologna trovò Enzo Ferrari in persona, direttore della scuderia, a ordinargli di rallentare per non buttare via un successo ormai sicuro.
Il mantovano fu accolto a Brescia come un eroe. Quell’anno vinse ben sette altri prestigiosi Gran premi a conferma di quanto davvero fosse un fuoriclasse.
Mi piace riportare un altro simpatico aneddoto sul Nuvolari che dimostra che il talento a volte tarda ad essere compreso:
Durante la Prima Guerra Mondiale Tazio prestò servizio come autiere, guidando ambulanze sul fronte orientale. Un giorno finì fuoristrada e si meritò il rimprovero da parte di un ufficiale che gli disse:
“Dammi retta, lascia perdere, l’automobile non fa per te”.
Ora, a distanza di molti anni, il rombo della sua mitica Alfa 6C 1750 aleggia tra le auto d’epoca pronte alla partenza, raccontando ancora la leggenda di quella sua prima corsa più bella del mondo.
Anna Bruna Gigliotti