Alzati che si sta alzando la canzone popolare
Se c’è qualcosa da dire ancora, se c’è qualcosa da fare
Alzati che si sta alzando la canzone popolare
Se c’è qualcosa da dire ancora ce lo dirà
Se c’è qualcosa da imparare ancora ce lo dirà.
Sono io oppure sei tu che hanno mandato più lontano
Per poi giocargli il ritorno sempre all’ultima mano
E sono io oppure sei tu chi ha sbagliato più forte
Che per avere tutto il mondo fra le braccia ci si è trovato anche la
morte
Sono io oppure sei tu, ma sono io oppure sei tu.
Così cantava Ivano Fossati il 1992 in Piazza San Giovanni al Concerto del Primo Maggio, un festival musicale che dal 1990 è organizzato annualmente, in occasione della Festa del lavoro in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, dalle Confederazioni sindacali. L’evento è chiamato anche Concertone per via della sua durata, avendo inizio nel pomeriggio e terminando a tarda notte.
Apro così questo mio articolo per il mio legame particolare al 1 maggio, che è la mia data
di nascita, ma soprattutto per il valore della data stessa, diventata simbolo di libertà e di lotta.
Dal 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori divenne ufficialmente festa nazionale italiana e attualmente il Primo Maggio è giorno di festa nazionale in molti Paesi: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi Paesi dell’Unione europea. Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, dove si celebra il Labour day il primo lunedì di settembre, ma dove in un certo senso, tutto cominciò.
Infatti a Chicago il 1° maggio del 1886 era stato indetto uno sciopero generale che vedeva coinvolti tutti gli Stati Uniti e con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.
La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita e centinaia furono i feriti, in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
Tre anni dopo, nel 1889, a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei), fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore.
Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori.
La manifestazione del 1 maggio del 1890 varcò i confini francesi e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, registrò un’altissima adesione.
Da allora il 1 maggio non è solo festa del lavoro e dal lavoro, ma la celebrazione di quelle lotte operaie per la conquista di diritti e condizioni di lavoro migliori.
Essere nata in un giorno così importante, sebbene da bambina non me ne rendessi conto, ma fossi stupita e felice che il mio compleanno fosse per tutti un giorno di festa, mi rende orgogliosa e partecipe alle varie manifestazioni che ne celebrano l’importanza storica e sociale.
Anche quando lo si fa in chiave ironica e demenziale come in questa canzone di Elio e le Storie Tese:
Questa è la canzone del complesso del primo maggio
che in genere si esibisce sotto il sole di pomeriggio
con la chitarra acustica accordata calante
che la gente che balla a torso nudo neanche la sente
Corre nu guaglione dentro al centro sociale
corre nu poliziotto che lo vuole acchiappare
corre il metalmeccanico che brandisce una biella
corre quella col piercing che non è tanto bella.
Complesso del primo maggio
complesso del primo maggio
ti va riconosciuta una certa dose di coraggio
[…]
(Allora noi vogliamo dedicare questa canzone contro il capitalismo,
perché è ora dire basta col lavoro che sfrutta tutti.
Devono capire che hanno rotto le palle i padroni,
perché le masse operaie… o ma non vi sento fatevi sentire, siete tantissimi!)
Corre nu guaglione dentro al centro sociale
corre nu poliziotto che lo vuole acchiappare
corre il metalmeccanico che brandisce una biella
corre quella col piercing che non è tanto bella.
Il 1 maggio è di tutti noi, ci appartiene. Tutti ne siamo e ne dobbiamo essere coinvolti.
Cantiamo in suo onore come vogliamo, ma cantiamo.
A tal proposito, sebbene l’evento celebrato da De Andrè, non fosse lo stesso, ma si riferisse al maggio francese del 1968. La sua è una canzone di lotta: ricorda i fatti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi in quelle giornate si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti.
E allora voglio rubare quelle sue parole per celebrare ogni 1 maggio e ogni maggio di allora e di oggi.
Anche se il nostro maggio
Ha fatto a meno del vostro coraggio
Se la paura di guardare
Vi ha fatto chinare il mento
Se il fuoco ha risparmiato
Le vostre Millecento
Anche se voi vi credete assolti
Siete lo stesso coinvolti
E se vi siete detti
Non sta succedendo niente
Le fabbriche riapriranno
Arresteranno qualche studente
Convinti che fosse un gioco
A cui avremmo giocato poco
Provate pure a credevi assolti
Siete lo stesso coinvolti
Anche se avete chiuso
Le vostre porte sul nostro muso
La notte che le pantere
Ci mordevano il sedere
Lasciamoci in buonafede
Massacrare sui marciapiedi
Anche se ora ve ne fregate
Voi quella notte voi c’eravate
Anna Bruna Gigliotti