Ragazzo: giovinetto che non ha ancora raggiunto l’età della pubertà.
Sapete cosa c’è di bello nella parola ragazzo? O ragazza, per la parità dei sessi?
Che lo siamo stati tutti, prima o poi.
C’è chi lo è stato nel periodo dell’adolescenza, diciamo dai 13 ai 18 anni.
C’è chi ha spostato più in là l’asticella, toccando i venti e rotti.
E c’è chi lo è ancora, o magari sa di non esserlo ma lo fa, anche se ha passato gli anta.
Nulla di male, anzi: coltivare il ragazzo dentro di noi, a detta di molti (insigni studiosi inclusi), è una carta vincente.
Sempre se quel ragazzo ha la testa sulle spalle e sa riconoscere il momento in cui deve tornare uomo…
Cosa c’è nella testa dei ragazzi di oggi?
Avventure, moda, cupidigia, violenza, speranza?
Come scindere le emozioni buone da quelle che possono costarti caro?
Anche la vita, nel senso di morire immediatamente o di vederla segnata per sempre dal gesto incontrollato di un secondo.
Affrontare la realtà. La società…
È dura, ma si può riuscire.
Non tutti, però, hanno il coraggio di farlo.
Chi si rifugia nei videogiochi, dove muori ma torni sempre da dov’eri partito.
Chi vive la vita come se ogni giorno fosse l’ultimo, sfidando se stesso e la signora con la falce per sentirsi vivo.
Chi aiuta gli altri.
Chi fa del male agli altri…
Giochi estremi, come evitare un treno in corsa o passeggiare su di un cornicione.
Prove sempre più impegnative, prove che porteranno alla liberazione tramite il suicidio.
O magari attraverso un omicidio o un gesto di una crudeltà inaudita.
Giorgio Scerbanenco aveva visto questo sfacelo tanti anni fa, quando scrisse “I ragazzi del massacro”, un libro talmente crudo da far inorridire persino oggi, che siamo abituati a vedere la guerra in alta risoluzione in 3D.
Al peggio non c’è mai fine, così si dice di solito.
Però la cura esiste ed è sempre la stessa: ascoltare gli altri.
Una parola confidata potrebbe rappresentare la resa incondizionata, quell’arma consegnata che non farà alcun male. A nessuno.
Un risultato forse non facile da ottenere, un risultato però che salverà molte vite. Inclusa la nostra.
Roberto Baldini