Dom. Nov 24th, 2024

E’ da un mese e mezzo che esprimo, in vari articoli su www.lintelligente.it una serie di considerazioni sul significato della musica “pop”, per la nostra vita quotidiana.

Ho incominciato con i risultati dell’ultimo Sanremo, per approdare ad un’analisi critica dell’abitudine di cantare in coro, ai Concerti, le canzoni dell’artista. Se si fosse interessati, questi scritti possono essere reperiti nelle rubriche “La Rivoluzione della Specie” (15 FEB) ed “Arte e Cultura” (01 e 15 MAR).

 

In particolare, terminavo così l’ultimo dei tre articoli:

Che le persone abbiano bisogno delle frasi “importanti” dei cantanti per esprimere se stesse è in qualche modo comprensibile nella fruizione privata (le canzoni forniscono “le parole per dirlo”, e quindi per riconoscere i propri sentimenti e stati d’animo), ma mi inquieta nei concerti, dove finisce per sostituire la condivisione culturale, politica, sociale. E comunque, quell’agitare la mano “di taglio”, come una mannaia (al limite del saluto romano), mi genera un disagio che, per paradosso (voluto e consapevole), qui vi descrivo proprio con le parole di un cantautore!, Daniele Silvestri: “La gente che grida parole violente non vede, non sente, non pensa per niente. Non mi devi giudicare male, anch’io ho tanta voglia di gridare. Ma è del tuo coro che ho paura, perché lo slogan è fascista di natura” (“Voglia di gridare”, 1994):

https://www.youtube.com/watch?v=xkkCje38UmA .

Nel bene e e nel male, “le parole sono importanti” (cit.) anche nell’ambito della canzone:

https://www.youtube.com/watch?v=qtP3FWRo6Ow .

Il fatto che nella modalità “morbida” (l’innocuo coretto), oppure in quella presuntivamente “assertiva” (la mano ad evocare una mannaia, in un gesto tipico da stadio), agli amanti dei concerti “pop” piaccia affidarsi alle parole dei cantanti, produce esiti divertenti, ma anche un po’ sconcertanti …

… se consideriamo ad esempio che le frasi ispirate di Mia Martini e Fiorella Mannoia, rivolte alla condizione femminile, non sono state scritte da loro, ma da parolieri uomini! Possiamo dire lo stesso delle malinconie di Lucio Battisti e di Riccardo Cocciante, partorite dalla penna di Mogol e di altri parolieri.

Anche la fisiognomica può depistare: Toto Cutugno, con quell’aria da italiano tipico, dovrebbe essere plausibilmente autore del testo de L’ITALIANO. (E invece è Popi Minellono, Toto Cutugno è l’autore della musica! .)

Le ragioni dell’equivoco risiedono probabilmente nel termine CANTAUTORE, che accomuna in un unico calderone i cantanti autori prevalentemente o esclusivamente del testo (Califano, Vecchioni, Piero Ciampi), con i cantanti autori prevalentemente o esclusivamente delle musiche (Battisti, Cocciante, Umberto Bindi, Fred Buscaglione, Bruno Martino).

Inoltre, fra quelli che si sono cimentati con parole e musiche, esiste a mio parere, una distinzione, facilmente reperibile all’ascolto “esperto”, fra coloro che hanno usato forme-ballata molto semplici (e la musica è servita pertanto principalmente come supporto a “parole poetiche”: De Andrè, Guccini, Bertoli) e coloro che hanno invece sperimentato forme musicali innovative (Tenco, Dalla, Jannacci, Pino Daniele, Fossati, Daniele Silvestri).

Tre esempi interessanti: il “personaggio Buscaglione” deriva dalle storie surreali per lui confezionate da Leo Chiosso; il Lucio Dalla degli inizi era un autore di musiche: 4 Marzo 1943, per dire, è stata scritta da Paola Pallottino, e l’ottima produzione degli anni Settanta è frutto della collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi; libero e destrutturato, infine, il rapporto fra Gaber (musicista e paroliere) e Luporini (paroliere), per il loro insuperato Teatro Canzone.

Esiste insomma una curiosa discrasia fra l’importanza che diamo alle parole delle canzoni ed il fatto che ignoriamo chi ne sia veramente autore!

Magari si tratta di ottimi professionisti come Albertelli, Baldazzi, Bigazzi, Migliacci, Bardotti, Calabrese, Giampiero Artegiani, Alberto Testa. Claudio Mattone …

… e noi cadiamo invece nell’equivoco di correlare il racconto della storia, o le “frasi importanti”, o le emozioni suscitate, alla personalità del cantante.

 

Gianfranco Domizi

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