“Beati i popoli che non hanno bisogno d’eroi” è una frase di Bertolt Brecht (dall’opera teatrale “Vita di Galileo”) che ha un senso ben preciso in quel contesto, ma che è diventata famosa perché ben si presta ad ulteriori riflessioni.
Prima fra tutte, l’idea che le virtù civiche vadano coltivate anche a prescindere dalla “passionalità” individuale, e quindi all’interno della normale vita quotidiana di noi tutti.
Ed anzi, è proprio la loro diffusione in molti, e potenzialmente in tutti, a costituire la base della democrazia, che potrà essere difesa e mantenuta senza che nessuno si senta in dovere di essere “eroe” (degenerando magari successivamente, in modo più o meno consapevole, nell’autopercezione di sé come “più giusto degli altri”, nel caso, per esempio, dell’ “incorruttibile” Robespierre).
Comunque, per quanto gli eroi siano “tutti giovani e belli” (Francesco Guccini, ne “La locomotiva”), sono, forse proprio per questo, candidati a morir presto, o a rimanere colpiti dalla virulenza delle proprie idee e dei propri gesti:
https://it.wikipedia.org/wiki/La_locomotiva
Le masse ne potranno tramandare il ricordo, e, in definitiva, “bearsene”.
Ma non è chiedere un po’ troppo?
Eppure, per quanto le virtù civiche siano a portata di ciascuno di noi, ci si ostina ad affidarci a figure emblematiche della causa che si vorrebbe sostenere.
Ultima fra tutte, quella di Greta Thunberg, l’ormai ben nota studentessa svedese:
https://it.wikipedia.org/wiki/Greta_Thunberg .
La figura di Greta ha avuto una grande risonanza mediatica anche in Italia, prima di essere scalzata da nuove polemiche, in particolare quelle derivate dal sequestro dei 51 bambini di una scuola media di Crema.
(Questo è evidentemente il destino degli “eroi”, nella società contemporanea.)
I temi sollevati non sono certamente nuovi, ed alcuni hanno criticato la pertinenza scientifica dei discorsi di Greta. Ma il dibattito si è rapidamente polarizzato sul fatto che una sedicenne possa veramente “far tremare” i leader mondiali …
… o se, al contrario, l’accoglienza che le è stata fatta, sia invece funzionale a dimostrare la bonomia e la tolleranza dei potenti, che grazie anche a questo “ritorno di immagine”, potranno continuare a fare gli interessi delle lobby, oltre che i propri
http://www.libreidee.org/2019/03/greta-lultima-invenzione-di-chi-ci-impone-sacrifici-sociali/ .
Io, nel mio piccolo, ben prima che il “fenomeno Greta” diventasse così evidente, avevo espresso profonde perplessità sull’uso politico dei bambini, che valgono in buona parte anche per gli adolescenti:
https://www.lintelligente.it/2019/02/15/bambini/ …
… e comunque, dietro il successo della ragazza, non si fatica ad intravede la dimestichezza dei “genitori famosi” con i Media:
http://www.occhidellaguerra.it/ecco-chi-ce-davvero-dietro-greta-thunberg/ .
Opinioni diverse, ma tutte legittime. Trovo invece di cattivo gusto il fatto che la sindrome di cui soffre (“Asperger”) sia diventata argomento di celebrazione, o, all’opposto, di critica. E qualunque sia l’intento, non reputo ammissibile la riduzione della complessità di una persona ad una soltanto delle sue caratteristiche:
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2019/03/19/greta-asperger-che-cosa-e .
Infine, sono convinto “hegelianamente” dell’esistenza di un’ “astuzia della ragione”, che ci consente di creare il positivo, anche a partire dal negativo (è, beninteso, un’interpretazione libera, non filologica, del pensiero del filosofo tedesco sulla Storia).
Quindi, nonostante il probabilissimo (pressoché certo, secondo me) uso strumentale delle idee e della figura di Greta, una riflessione collettiva sul tema è diventata possibile, specialmente nei giovani, che del resto sono i diretti interessati.
Esistendo questa opportunità, non starei a mettere in croce gli studenti (e tanto meno Greta) su temi di “esattezza” scientifica. E meno che mai starei a deplorare le piazze lasciate sporche dopo un raduno ecologista. Se così fosse, dovremmo proibire tassativamente l’ormai alcolicissimo e nullafacente “Concertone” per la Festa dei Lavoratori! Insomma, la sporcizia e la mancanza di senso civico non fanno piacere, ma non serve a nulla impugnarli come una clava.
I medici imparerebbero ammazzando i pazienti, gli avvocati facendo finire in galera i loro assistiti, gli architetti e gli ingegneri progettando opere precarie, se non esistesse una qualche forma di controllo sociale sul loro apprendimento. Per i giovani è la stessa cosa: imparano a pensare, comunicare, organizzarsi, cercando di capire anche quello che evidentemente non possono capire in modo del tutto pertinente, per mancanza di esperienza, o conoscenze.
Io, tanto per dire, ero addirittura maoista! Pensavo, peraltro in surreale compagnia di adulti anche celebri (Sartre, Godard) che l’Europa potesse giovarsi del pensiero del “Grande Timoniere” e delle sue realizzazioni! Se ci penso oggi, mi verrebbe da prendermi a calci. Ma pensare in modo impreciso, o esagerato, fa da allenamento per poter pensare “meglio” domani. (Ciò non vale ovviamente per l’adesione al terrorismo, e simili.)
La giovane attivista svedese sarà forse approssimativa dal punto di vista scientifico (dicono alcuni, io non sono in grado di giudicare), e si avvia inoltre a diventata una meteora mediatica. Ma ciò non deve essere motivo per tappare la bocca a una generazione di giovani, su processi importantissimi. E che li riguardano.
Gianfranco Domizi