Parole, parole, parole.
La grande Mina sapeva dare quasi un volto alle parole.
Le parole sono il nostro modo di comunicare.
Uno dei modi, per la precisione quello verbale.
Con le parole si possono dire tante cose: si può fare un complimento, essere gentili, congratularsi con gli altri.
Con le stesse parole si possono dire anche le cose contrarie, se usiamo l’ironia o se tendiamo a usarle in un modo particolare che l’interlocutore non comprende.
O sembra non comprendere…
Le parole possono uscire dalla bocca o da una penna; le parole possono essere silenziose o così rumorose da mandare in frantumi l’anima.
Le parole possono essere sincere, meravigliose, eppure possono tagliare più di una lama ben affilata.
Le parole sono nate con fatica, prima di loro solo qualche verso gutturale che sembrava essere sempre lo stesso.
O forse erano solo parole che oggi non capiamo ma che all’epoca avevano un effetto devastante.
Le parole possono essere un gioco divertente, più del Monopoli, di un videogioco o di una partita di pallone.
Le parole possono far male. Devastare, uccidere. Uccidere dentro.
E questo fa malissimo, perché le ferite esterne possono lasciare il posto alle cicatrici, ma quelle dentro noi…
Ce le portiamo dentro fino alla tomba, finché il nostro cuore non dirà basta e la nostra mente si spegnerà.
Eppure le parole sopravvivranno, forse non nella nostra testa, magari aleggeranno finché non troveranno l’ennesimo bersaglio.
Che gioirà o subirà la stessa sorte del precedente proprietario.
Le parole sono il nostro modo di essere, di pensare, di agire.
Le parole sono sempre attorno a noi. E dentro noi.
Le parole sono nostre amiche. La maggior parte delle volte.
Le altre volte? Lo scopriremo. Purtroppo. O per fortuna?
Roberto Baldini