Mentre a Sanremo si consumano le ultime note e le ultime luci del festival, io mi trascino a fatica a letto, cercando di trattenere sull’ugola addormentata almeno qualche ritornello delle tante canzoni che ho ascoltato, un po’ distrattamente, in verità. Amo in modo incondizionato, forse per deformazione professionale, i giovani, specie se talentuosi, soprattutto quando ce la mettono tutta e questa volta stanno trionfando, anche se un po’ goffamente, ma chiedo venia, proprio non reggo più le lunghe maratone canore. E sarà la stanchezza, la musica che mi “gira intorno”, per dirla alla Fossati , ma non ce la faccio proprio ad aspettare la proclamazione del vincitore. Saprò tutto domani.
Mentre do un ultimo sguardo al display del mio cellulare, leggo, pochi attimi prima che scocchi la mezzanotte: 9 febbraio 2019.
Ed è magia!
Sarà capitato spesso anche a voi :a volte basta un suono, una parola, un odore, una data e qualcosa all’improvviso si accende nell’universo della nostra memoria dove dal groviglio delle cose meravigliose che ci hanno emozionato negli anni, emerge intatto e celeste il ricordo di un luogo, di un oggetto e, in questo caso specifico, di una canzone:
I Want to Hold Your Hand dei Beatles.
O come cantavano loro: I Wanna Hold Your Hand . Con quel loro giovane modo colloquiale di esprimersi, che li ha resi grandi forse perché in qualche modo diversi.
Il testo, scritto da J. Lennon e P. McCartney recita in apertura:
Oh yeah I’ll tell you something
I think you’ll understand
When I say that something
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
che tradotto in italiano diventa:
Sì ti dirò qualcosa
penso che capirai
quando ti dirò questo qualcosa
voglio stringere la tua mano
voglio stringere la tua mano
voglio stringere la tua mano
Parole semplici, forse banali, ma che, accompagnate dalla loro musica rivoluzionaria, sono diventate quasi un’icona nel panorama musicale di quegli anni e non solo.
Era il 9 febbraio del 1964 quando quattro ragazzi di Liverpool, i Beatles, peraltro già noti in Inghilterra dove ragazzine pazze urlavano ai loro concerti, tempestando la band di gelatine alla frutta dopo che Ringo le aveva apprezzate in pubblico, come raccontò in seguito George Harrison, conquistarono l’America. I Fab Four, i favolosi 4, John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, fecero la loro prima storica apparizione alla Tv americana, l’Ed Sullivan Show, invitati dallo stesso signor Sullivan , un pioniere nel campo televisivo.
Nella sua trasmissione si esibivano rockstar; scopriva nuovi talenti comici e li rendeva famosi, ma presentava anche musica jazz e classica. Qualche mese prima, durante un viaggio in Inghilterra, il signor Sullivan era rimasto colpito dalla beatlemania che già dilagava oltremanica e da vecchio volpone, annusando il loro talento, aveva subito contattato il manager del gruppo, Brian Epstein, scritturandoli per una comparsata, ma più che altro come curiosità inglese, senza del tutto prevedere ciò che sarebbe accaduto in seguito.
L’America, che in quei mesi era stata travolta da un terribile lutto, quello del presidente Kennedy e inoltre soffriva per la guerra in Vietnam e per le dilaganti lotte razziali negli Stati del Sud, accolse quella ventata di nuovo lasciandosi invadere dalla melodia leggera e colorata d’oltreoceano. L’evento fu preparato con cura, i deejay delle radio locali passavano i Fab Four a ogni ora del giorno e della notte. Al loro arrivo in aeroporto, il 7 febbraio, c’era una folla ad accoglierli.
La sera del 9 febbraio del 1964, la trasmissione venne seguita da 73 milioni di telespettatori e il numero di furti in tutta New York fu il più basso registrato da anni. “Anche i criminali si fermarono a guardarci”, disse scherzosamente lo stesso George Harrison.
La band inglese eseguì 5 pezzi in successione tra cui“I want to hold your hand”, scritta da John Lennon e Paul McCartne.
In tre storiche settimane, dal 28 marzo all’11 aprile del 1964, dieci loro canzoni furono presenti in classifica nella Hit Parade americana, tra cui: She loves you; Please Please me; From me to you e naturalmente I want to hold your hand.
Fu un successo incredibile che nessuno si aspettava, neanche loro.
Qualcuno scattò loro delle foto poco dopo l’arrivo della notizia: sono sul pavimento ammutoliti e increduli.
Niente da allora fu più lo stesso!
Quei quattro di Liverpool furono i pionieri, aprendo la porta dell’America a una miriade di nuove band che negli anni successivi fecero fortuna oltreoceano : Rolling Stones, Kinks, Who.
Grazie Fab Four…favolosi quattro!
Anna Bruna Gigliotti