Cari compagni di scuola, approfitto di queste vacanze per farvi gli auguri, ed anche per rassicurarvi sul fatto di non essere definitivamente impazzito, almeno per ora.
So bene che quando ci vediamo abbiamo delle priorità affettive: l’amicizia, il sostegno reciproco, quel cazzeggio che ci accomunano da circa 45 anni (con alcuni si sfiora il mezzo secolo), ma quando ci si incrocia su Facebook, il micidiale “social” di cui è più facile parlar male che bene (e che tuttavia ci ha consentito di ricontattare chi si era “perso”, o era più lontano dalla cerchia dei “soliti”), percepisco talvolta una vaga costernazione, riassumibile forse nella domanda: “Ma cosa gli è successo?”.
(Ulteriori sotto-domande: quali casi personali, sofferenze, idiosincrasie possono aver contribuito a determinare una svolta così netta verso la protesta, il populismo e il qualunquismo? .)
Andiamo con ordine, anche perché, parafrasando Eliot, sono “parole private che vi dedico in pubblico”, e i nostri lettori, in particolare quelli che si sono già avventurati in questa Rubrica, potrebbero legittimamente non capire la natura, e forse neanche l’esistenza, del problema. Del resto, la “protesta”, il “populismo” e il “qualunquismo”, miei o di chiunque altro, non dovrebbero far notizia, giacché se sommando i votanti favorevoli al Governo attuale alle schede nulle e ai non votanti, arriveremmo ai 3/4 del Paese! Se ne è accorto, per due anni di fila, anche il CENSIS:
E semmai, considerando queste diagnosi, dovrebbe essere proprio il vostro persistente e illuminato riformismo liberal-democratico, o social-democratico, a dover fare notizia!
Ma non per me, considerando che veniamo tutti, che io sappia, da “buone famiglie”, per valori e/o per studi e/o per agiatezza economica, ed il “riformismo” ben si addice alla privata tranquillità.
Io questa privata tranquillità l’ho perduta, per i motivi cui accennerò a fine lettera.
Un po’ la rimpiango (e quindi non la critico, e meno che mai critico la vostra, ed anzi l’ammiro), un po’ capisco assai bene (riconoscerete, suppongo, che fossi un ragazzo consapevole, ed oggi mi sento un uomo pienamente consapevole) che esserne stato privato mi ha fornito esperienze e conoscenze a cui mai, altrimenti, avrei avuto accesso.
Quest’ultima osservazione mi riposta alla mia estrazione “marxista” (che non rinnego affatto), di cui conservo in primo luogo due convinzioni, reciprocamente interrelate:
- ognuno di noi è artefice e vittima dell’ “ideologia”, ovvero di credenze in parte false, che, a mio parere (seguo, ma un po’ “a modo mio”, la lezione di Althusser) non provengono da una “centrale”, o da un “grande vecchio”, per poi essere ripetute e diffuse da “servi”, ma prevedono una partecipazione attiva dell’individuo, che di quelle credenze, psicologica-mente corroboranti,non può fare a meno per vivere;
- tali ideologie sono condizionate dal proprio essere sociale, per cui i borghesi vedono ciò che “sotto sotto” gli fa comodo vedere, e parimenti le altre classi sociali (è il punto da cui sono partito).
Tuttavia, essendo proletari e sottoproletari più vicini ai processi “reali” (tanto per dire: i 50 euro serviranno per fare la spesa e comprare un regalino, non sono il “plus” o il “minus” derivante da un investimento intangibile), le loro credenze, come dire?, possono risultare, se corroborate da un minimo di cultura e di “coscienza di classe”, “meno false”. Essendo diventato un sottoproletario, oggi possiedo pertanto (mi cito da qualche riga prima) “esperienze e conoscenze a cui mai, altrimenti, avrei avuto accesso”.
Potrei discettare a lungo sul fatto che il mio “non-voto” non derivi dalla “protesta”, ma da una diagnosi sulla democrazia stessa nell’epoca del capitalismo maturo.
Potrei interpretare il “populismo” come qualcosa che non è affatto agli antipodi dal marxismo rivoluzionario (o quantomeno dalla mia interpretazione di esso, perché a Marx è stato fatto dire tutto e il contrario di tutto: leggendo Adorno e Althusser, due pensatori di assoluto rilievo, si fatica a pensare che provengano da una stessa matrice), ma ne avvera le premesse “movimentiste”.
Potrei citare infine Costanzo Preve, pensatore eccellentissimo, ma maestro purtroppo del mediocre Fusaro, per dare un significato positivo alle proteste, dei nostri “forconi”, come dei “gilet gialli” francesi, che pure sembrano mescolare estremismi di sinistra e di destra (e per tale motivo si grida impropriamente all’ “infiltrazione”). Ma non sono questi i temi.
Probabilmente, ciò che vi sconcerta è il tratto “idiosincratico” che compare nei miei brevi interventi scritti su Facebook, e talvolta anche nelle nostre private conversazioni, tale da far sospettare, se non un “impazzimento”, quantomeno una resa incondizionata al “vecchio criticone” che, considerando l’età, preme infaticabilmente dentro ognuno di noi …
… circostanza, inoltre, che striderebbe proprio con quella consapevolezza di cui parlavamo; in fondo, mi avete conosciuto, come “pensatore” (“si parva licet”), in un’età, quella del Liceo, in cui Marx lo si “millanta”, ed io invece lo leggevo veramente!, confrontandomi magari con qualche adulto competente, per le parti che mi sembravano ostiche.
Non posso però affermare di essermi finalmente arreso alla mediocrità della politica attuale. Non aderisco infatti a quella corrente di pensiero che deplora il PD ed il “renzismo”, confrontandolo col glorioso Partito Comunista Italiano. Perché IL PROBLEMA ERA GIA’ LI’, nella sistematica sottovalutazione dell’individuo, a fronte dell’ “idea”.
Ciò ha portato a conseguenze assai complesse da descrivere, ma per cui possono bastare, se si vuole approfondire, i nomi di Guido Picelli, Dante Corneli, Emilio Guarnaschelli e Aldo Gastaldi, comandante partigiano soprannominato “Bisagno”.
Il fatto è che nel PCI io ci sono stato davvero (1978-1988). Non particolarmente volentieri (avrei preferito una Sinistra Socialista, che era stata però distrutta dal craxismo … o, con un ossimoro, un’ Estrema Sinistra “moderata” -!-, che però era stata distrutta dall’obiettiva, seppure non voluta, contiguità, con il terrorismo), ma, fra mille periodici ripensamenti, ci sono comunque stato. Ed accorgermi progressivamente che all’ombra del “togliattismo” si fosse data la stura ad ogni genere di condiscendenza e partecipazione verso i crimini staliniani, mi ha fatto sentire TRADITO PER LA PRIMA VOLTA. (Fra la l’altro, disinteressarsi della sorte degli uomini in carne ed ossa, in attesa che domani trionfi l’ “idea”, è l’esatto contrario del pensiero di Marx, autodefinitosi, non a caso, “materialista”.)
Sono stato successivamente tradito come “padre separato”, come compagno di una donna “stalkizzata”, come disoccupato e come sottoproletario, proprio negli anni in cui vivevo nella civilissima Bologna, però infestata dai servi e dai raccomandati di partito.
E mentre quelli come me venivano traditi, all’ombra del PD veniva costruito ogni genere di affarismo: sui migranti, sulla violenza alle donne, sui minori, sui carcerati, spacciandoli per “solidarietà” e per “sviluppo economico” …
… per non parlare di Buzzi, Poletti e Farinetti, nonché delle “distrazioni” di Del Rio sulla ‘ndrangheta nella provincia di Reggio Emilia. Una lista infinita, che termina con l’ULTIMO TRADIMENTO di lorsignori: quello di farci passare infine per “ignoranti”. Dopo tutto questo!
Mi potreste chiedere se una società complessa possa fare a meno dei politici. Vi risponderei di no.
Ma vale per me un altro pensiero: possono anche essere socialmente indispensabili, ma siccome ho quasi 60 anni (come voi, del resto), ho scelto quantomeno di eliminarli nella mia vita.
Non è vero che se tu non ti interessi della politica (della quale, peraltro, do comunque testimonianza), la politica si interessa di te; in realtà, non vedono l’ora di interessarsi solamente di se stessi e dei loro amici. Si può desertificare un territorio oramai inabitabile!
E se uno di loro entra nel bar mentre sto bevendo il caffé, gli mormoro qualche simpatica parolina, che non sia passibile di denuncia, of course, ed esco: non voglio stargli vicino, non si sa mai!, e desidero però che il mio disprezzo lo si percepisca.
Non sono “improvvisamente” impazzito, ma passare per un vecchio idiosincratico è OGGI parte della mia libertà, che richiede, come condizione urgente, il massimo grado possibile di “estraneità”.
Associo ai miei auguri per le Festività voi cari compagni (“di scuola”, si intende) e i lettori de lintelligente.
E comunque forse avete ragione: sono diventato effettivamente un vecchiaccio idiosincratico e bizzarro!
(Nella foto, lo “storico” Liceo Classico Terenzio Mamiani, di Roma.)
Gianfranco Domizi