Ven. Nov 22nd, 2024

“Come Hai Detto Che Si Chiama Quel Libro?”

 “Sai, stavo pensando di comprare l’ultimo libro di quel tale. Ma sì, dai, quel libro che si chiama… aspetta, c’era anche quel termine che non ricordo… hai capito, no?”

No, io non ho capito proprio nulla, e voi?

Se avete indovinato il titolo che questa sedicente persona ha cercato di farci capire scrivetelo su di un pezzo di carta e spedite il tutto a “La settimana enigmistica”.

Se invece non avete indovinato (vergogna!) significa che c’è un problema.

No, il problema non è vostro, anzi.

Il problema è il Titolo.

La prima cosa che notiamo in un libro, assieme alla copertina e, forse, al nome dell’autore.

Una parola, una frase.

Poche lettere messe in fila che ci donano quel qualcosa che ci fa decidere di afferrare il magico parallelepipedo e sfogliarlo, alla ricerca di quelle emozioni che non stancano mai.

Lasciamo stare il tormentone delle 50 sfumature che hanno trovato tanti titoli per scimmiottare il successo di quella specie di romanzo erotico.

Se vi dico un romanzo d’amore, di primo acchito, che cosa vi viene in mente? Facile: Love story.

Titolo breve, immediato, facile da ricordare. Due parole che racchiudono l’essenza della storia. Forse sono state scritte vicende più belle ma vatti a ricordare come si chiamano…

Un libro che parla di fantascienza? Dune.

Avventura? Robinson Crusoe.

Al giorno d’oggi è impresa ardua trovare un titolo per una nuova opera. Una storia ben scritta, raccontata con stile ma ignorata perché il titolo non è accattivante. O assurdo, tipo “Non ti voglio ma ti amo”, “Ti lascio e ti riprendo”, “Lo strano caso dell’idraulico scorbutico”.

“Il signore degni anelli” forse non sarebbe diventato famoso se si fosse chiamato “Il viaggio di un nano sfigato”. O no? Non lo sapremo mai…

Il fatto è sempre e solo uno: le parole sono importanti. Magari anche una sola…

 

Roberto Baldini

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