Gio. Nov 21st, 2024

In natura, ogni forma vivente ha escogitato specifiche strategie per favorire la conservazione della specie alla quale appartiene. La monogamia e la promiscuità sessuale, nel mondo animale, rappresentano due diversi disegni che hanno lo stesso preciso scopo: garantire alla prole la maggiore possibilità di sopravvivenza.

Nel corso dei millenni, per quanto riguarda l’essere umano, l’orientamento monogamo si è rivelato vincente, perché l’unione della coppia creava i presupposti congeniali affinché la prole potesse crescere sana, forte e altamente competitiva. La fedeltà, nel corso dei millenni, si è svelata molto importante per proteggere i cuccioli umani. Anche il tradimento però, in passato, ha avuto la sua importanza e ha influenzato positivamente la conservazione della nostra specie. Infatti, l’infedeltà dei nostri avi ha favorito la diversificazione dei geni, una condizione che in seguito si è rivelata fondamentale per abbassare le probabilità che l’Homo Sapiens-Sapiens potesse ereditare patologie genetiche a carattere familiare.

Certo, ne è passato di tempo da quando gli uomini si intrufolavano nelle caverne dei propri simili e rapivano le donne degli altri clan per portarle nei propri, ma nonostante ciò il tradimento e la fedeltà sono tutt’oggi due elementi contrapposti con cui ognuno di noi deve convivere. Anzi, con l’emancipazione femminile e la parità dei sessi, tale ambivalenza risulta più che mai sentita e non solo tra le persone comuni, ma anche da intellettuali di differenti discipline.

A tale proposito, ritengo particolarmente interessante riportare il pensiero di Aldo Carotenuto, psicanalista e scrittore italiano, ex docente all’Università La Sapienza di Roma. Egli, un po’ in contrapposizione col pensiero del noto sociologo Francesco Alberoni, nel suo libro “Amare e capire” (Bompiani Editore) sostiene che il tradimento, spesso, viene vissuto dalle persone come un attacco all’amore, mentre in realtà rappresenta semplicemente la spinta alla sua trasformazione. Secondo l’autore, che è stato anche uno dei massimi esponenti dello Junghismo internazionale, un rapporto duraturo può giungere su un binario morto e, pertanto, un’esperienza erotica con un nuovo partner può dare la giusta spinta per far risorgere una passione ormai dimenticata. Questo però, a patto che il tradimento venga seguito da un perdono sincero. Perdonare una scappatella, secondo recenti studi, apporterebbe infatti non solo benefici psicologici, ma anche un maggiore stato di salute del corpo. Una ricerca effettuata un po’ di tempo fa dall’Università in Lowa e pubblicata sul “Journal of Adult Development” ha asserito un dato decisamente interessante. Lo studio afferma che il 52% delle coppie che si era rivelato disposto a perdonare “la scappatella” dei propri partner, col passare del tempo ha avuto meno problemi all’apparato cardiovascolare rispetto a quel 48% che non è riuscito a superare la ferita provocata dall’infedeltà. Tale statistica non ha tuttavia tenuto in considerazione le coppie che non avevano mai commesso adulterio, pertanto non è dato sapere se queste ultime godano di una salute maggiore rispetto a quel 52% che ha ricucito il rapporto in seguito al tradimento.

Come abbiamo potuto osservare, questo tema, oltre a ragioni morali, etiche e religiose, coinvolge diverse discipline ed è sempre al centro di accesi dibattiti. Ad ogni modo, al di là delle teorie genetiche, psicologiche ed evoluzionistiche, non possiamo fare a meno di ammettere che l’adulterio innesca sentimenti di entusiasmo, prospetta la possibilità di una vita migliore e arreca felicità in chi lo compie. Al contrario, in chi lo subisce provoca frustrazione, delusione, senso d’impotenza e devastazione emozionale: una miscela di sentimenti che, negli individui più fragili e con indole aggressiva, può risvegliare impulsi di violenza atavica tali da indurre a compiere gesti inconsulti.

Antimo Pappadia