Per la rubrica: “Autobiografia di un disagio” la redazione ha scelto di pubblicare una lettera anonima pervenutaci qualche giorno fa. Per serietà professionale si fa presente che la stessa, pur restando invariata nei contenuti, è stata rivisitata nella forma, e modificata nella sequenza dei concetti.
Sono una pensionata che SOPRAVVIVE nella pianura padana. Tra il lavoro in nero e quello regolare, ho passato una vita a fare sacrifici senza ritrovarmi nulla. Certo qualche errore l’ho commesso, ma non era facile riuscire a crescere tre figli dopo che avevo ereditato tanti debiti da mio marito.
Percepisco poco più di 500 euro di pensione al mese, e fino ad oggi sono riuscita a sopravvivere grazie all’aiuto dei miei figli. Col tempo che passa e con l’aggravarsi della crisi economica, diventa però sempre più dura. Vivo in un gruppo di case costruite da una fondazione religiosa che garantisce al suo interno appartamenti a pensionati poco abbienti. Eppure pago 440 euro al mese di affitto più il condominio. A questo va poi aggiunto, luce, acqua, gas, ecc.. Poi ci sono le medicine e molte di queste non sono mutuabili; insomma grazie all’aiuto dei miei figli, fino ad oggi, ho condotto una vita piena di privazioni, ma dignitosa. La situazione però si sta complicando. Il primo dei miei ragazzi è in cassa integrazione, il secondo ha avuto problemi economici personali e al terzo gli è nata un’altra bambina e con sua moglie che lavora part-time non so che tipo di aiuto possa continuare a darmi.
A questa situazione ho due strade da poter percorrere: o contrariamente al volere delle mie nuore andare a vivere a casa di uno dei miei figli (anche se non so quanto tempo mi terrebbero prima di cacciarmi di casa), oppure andare a mendicare…Io qualche errore nella mia vita l’ho commesso, ma non avrei mai immaginato di perdere anche la dignità. Ma non è questa la tragedia! Io sono forte e resisto alle umiliazioni della vita, la cosa che invece mi devasta è che so, lo so perché lo sento dal profondo del mio cuore, lo stesso destino a cui sono andata in contro io toccherà ai miei figli. La società in cui viviamo garantisce la sopravvivenza solo alle persone produttive, per tutti gli altri c’è il nulla, e sarà sempre peggio.
Lettera di un’anonima