Per la rubrica: “Tracce”, oggi www.lintelligente.it ha deciso di seguire quelle della buona scuola. Non quella di Renzi, ma quella che insegna o “dovrebbe insegnare” l’onestà intellettuale. Quest’ultima è una virtù che a nostro avviso è ancora più importante dell’Istruzione e della stessa conoscenza. -Una cosa è “essere” colti, un’altra è “avere” una cultura-, diceva Eric Fromm nella sua magistrale Opera: “Avere o essere”. Essere colti presuppone inevitabilmente la capacità di “essere” coerenti, senza coerenza, qualsiasi conoscenza è futile e talvolta perfino arrogante.
Il contributo volontario dell’iscrizione all’anno scolastico per gli studenti è in parte volontario, in parte obbligatorio. La contribuzione che gli Istituti richiedono alle famiglie (specialmente quelli di istruzione secondaria) a titolo di compartecipazione volontaria, è generalmente più onerosa dell’imposta richiesta dall’erario. Di solito gli istituti scolastici inviano un singolo bollettino in cui viene specificata la somma totale da versare, che comprende sia l’imposta da versare allo Stato, sia il “contributo volontario” che verrà utilizzato dalla scuola per le spese varie.
Risulta raro però che qualche incaricato del Ministero dell’Istruzione si preoccupi di spiegare questa sostanziale disparità di cifre!
Il contributo volontario richiesto dagli istituti scolastici al momento dell’iscrizione varia dagli 80 ai 130 euro (e a volte anche di più), mentre l’imposta è sempre circa 15 euro. Se a qualche lettore l’imposta può sembrare esigua, ricordo che la finanziaria del 2007 ha previsto l’innalzamento dell’obbligo scolastico fino al compimento del sedicesimo anno d’età, pertanto la scuola è, o meglio dovrebbe essere gratuita, quale diritto allo studio.
Sulla base di tale principio, il contributo volontario scolastico si scontra con l’obbligatorietà e la gratuità riconosciuta anche alle scuole superiori almeno fino al terzo anno.
Pertanto è lecito che le scuole medie, e soprattutto quelle superiori, chiedano un contributo, ma non possono pretenderlo. Inoltre, sarebbero tenute a illustrarlo alle famiglie spiegando nei dettagli la differenza. La scuola avrebbe l’obbligo etico ed educativo di informare i genitori che la cifra richiesta sul bollettino comprende una piccola parte obbligatoria che va allo Stato e un’altra di tipo volontario che l’istituto scolastico utilizzerà, a vario genere, per migliorare la formazione e la qualità della logistica degli alunni.
Come mamma, pur essendo in difficoltà economica, sono ben lieta di dare il mio contributo per una buona istruzione dei miei figli e per rendere il più possibile confortevole la loro presenza all’interno dell’istituto scolastico, ma ritengo estremamente scorretto, e soprattutto diseducativo, che proprio le scuole approfittino delle buona fede dei genitori dei loro alunni per fare una cassa più ricca. Insomma, approssimazione e poca chiarezza non sono certo tra i principi etici che una scuola si propone di infondere ai suoi scolari.
L’onestà intellettuale vale più di ogni forma di istruzione, pertanto mi sento di fare i miei più sentiti complimenti a quelle scuole (purtroppo poche) che hanno la pazienza e la trasparenza di spiegare ai genitori degli alunni qual è il tributo obbligatorio, quale è quello volontario. E soprattutto hanno la correttezza di far presente l’uso di ciò che si intende fare con quest’ultimo.
Per meglio far comprendere al lettore quanto spetta al ncleo familiare per ogni ragazzo regolarmente iscritto a scuola, riportiamo qui di seguito i diversi importi contenuti nell’art. 200 del d.lgs. n. 297/1994
- Imposta di iscrizione : 6,04€.
- Imposta di frequenza : 15,13€.
- Imposta d’esame 12,09€.
- Imposta di diploma 15,13€.
Enza Iozzia