In questo numerIo de www.lintelligente.it è stata dedicata molta attenzione al Parco Agroalimentare più grande d’Europa: “Fico Eataly World”. In considerazione del fatto che il nostro Quindicinale tiene molto a cuore l’opinione delle nuove generazioni, ha deciso di pubblicare in una delle nostre rubriche di punta, un pezzo “super partes” di un giovane studente che frequenta il Liceo Scientifico di Bologna.
Le parole di Lorenzo Carapezzi, scritte con la genuinità propria della sua età, hanno il merito di compendiare in modo acuto le diverse tematiche che riguardano non solo Fico Eataly World, ma anche tutto quello che concerne le opinioni degli studenti circa l’alternanza obbligatoria tra stage lavorativo e scuola.
Bologna è rinomata in tutto il mondo per la sua cucina. Sarà per questo che qui è stato ideato un progetto simile all’EXPO? Non lo sapremo mai, ma quell’idea è diventata realtà. Si tratta di FICO Eataly World, uno dei parchi alimentari più grandi del mondo, che a pochi mesi dalla sua apertura ha attirato migliaia di persone e centinaia di scuole con l’obiettivo di trasmettere ai giovani l’importanza del cibo, della buona cucina e del riciclaggio del materiale utilizzato.
Dal 16 novembre 2017 le porte di Fico si sono aperte a noi studenti che, con lunghe passeggiate (o volendo anche in bicicletta), abbiamo potuto osservare, ascoltare e anche apprendere nozioni generali sul cibo e su prospettive future. Moltissime scuole stanno approdando ogni giorno in questo parco: alcune lo fanno con spirito entusiastico, altre col broncio, ma certo è che una struttura così grande, se non la si vede, si fa fatica ad immaginarla.
Nell’approccio degli studenti con Fico Eataly World, si possono riscontrare due linee di pensiero diverse che si racchiudono in due gruppi di macro-sequenza: gli studenti di Istituti professionali e gli studenti liceali.
I primi, ascoltando le loro parole e guardando le loro espressioni, sembrano euforici, gratificati dalla congruenza che trovano tra i loro percorsi di studio ed il poter lavorare sul campo. “E’ un’esperienza che molti ci invidiano”, dicono addirittura alcuni studenti delle scuole alberghiere. Il FICO riesce così a dare un significato concreto a ciò che alcuni Istituti insegnano.
I secondi invece, tra i quali il sottoscritto, che come obiettivo non hanno quello di svolgere un lavoro manuale, bensì intellettuale, provano un sentimento di quasi totale odio verso questo progetto e spesso lo trovano banale e inutile. Questi studenti sono obbligati a realizzare progetti in cui non credono, in cui non trovano un riscontro utile: sono costretti a perseguirli solo per paura di non essere ammessi all’esame di maturità, unica via di accesso per il futuro di qualsiasi giovane. Spesso i ragazzi che la pensano così vengono biasimati e considerati cattivi studenti. A mio avviso, entrambe le linee di pensiero hanno le loro giuste motivazioni e, per quanto mi riguarda, FICO non mi ha fatto nulla di male.
Qualcosa però vorrei aggiungere! Come in ogni grande progetto, anche dietro Fico Eataly World si nascondono particolari preoccupanti Ecco cosa ho notato: poco distante da lì c’è un inceneritore che inquina e potenzialmente potrebbe danneggiare non solo le persone, ma gli stessi alimenti (il che sarebbe in contraddizione al motto del FICO) e soprattutto (cosa per gli animalisti ancora più grave), per alcuni studenti le stalle di FICO rappresentano “un vero e proprio circo esibizionistico”, una specie di zoo in cui gli animali vengono tenuti in recinti in condizioni disagiate per essere esposti come trofei .
Il FICO, dopo pochi mesi, ha già portato tante novità, ma anche critiche forti e pesanti. Questo statisticamente è pura e semplice normalità. Per tirare le somme si dovrà aspettare qualche anno, anche perché il FICO, a differenza dell’EXPO del 2015, non se ne “dovrebbe” andare mai, restando oggetto di critiche e di elogi, visitato da studenti, animalisti e famiglie che devono sentirsi libere sia di godersi il parco agroalimentare più grande del mondo, sia di criticarlo o biasimarlo per aspetti non condivisibili.
Lorenzo Carapezzi