Il 12 novembre scorso sarebbero dovuti arrivare a Reggio Emilia due educatrici, rappresentanti di Save the Children del Kurdistan Iracheno. Dopo mesi di lavoro dell’Anpi reggiana, di accordi e con la generosa disponibilità di Reggio Children che aveva messo a disposizione un congruo contributo giunto dalla delegazione svedese, avrebbero partecipato al Gruppo di Studio Internazionale, venendo quindi a conoscenza diretta del sistema pedagogico dei Nidi e delle Scuole dell’infanzia comunali di Reggio Emilia. Erano già disponibili alcune interpreti arabe, attraverso la collaborazione del prof. Nicola Barbieri, professore associato di storia della pedagogia presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore.
Non sono potute partire. Dopo il referendum curdo sull’indipendenza, del settembre scorso, gli aeroporti erano stati chiusi. Le forze militari dell’Iraq, dopo poco, hanno iniziato un’operazione bellica per riconquistare la città di Kirkuk e i suoi giacimenti petroliferi, un’area che dal 2014 è sotto il controllo dell’esercito curdo, i Peshmerga, fondamentali nella guerra contro l’Isis.
Quella curda è una storia lunga e travagliata.
L’articolo di Paolo Mieli sul quotidiano “ Corriere Della Sera” illustra chiaramente anche la situazione attuale di questo popolo, che ha subìto genocidi (180.000 le vittime!) e bombardamenti chimici sotto il regime di Saddam Hussein, nel più assoluto disinteresse del mondo intero.
Fiorella Ferrarini